L’altra madre. Buono per Netflix

agosto 25, 2017

Il ritmo é avvincente, scandito da frequenti cambi di scena. I personaggi sono coerenti. Le ambientazioni presuppongono una conoscenza di massima dei luoghi in cui si svolgono le azioni in capo al lettore. Sembra scritto per essere tradotto in un episodio di una serie televisiva. La trama, infatti, risponde a un modello tipico dell’arte visiva. La tensione, tuttavia, ha alcuni momenti di caduta. Nel linguaggio si intuisce la ricerca di un codice specifico e riconoscibile. Alcune scelte in particolare convincono poco (la trasformazione di apostrofi in accenti, per esempio), talvolta una certa timidezza espressiva rischia di rendere il codice linguistico adoperato poco aderente (“cacchio” é parola che non esiste nel dizionario di alcuni quartieri napoletani). Non emerge una conoscenza profonda degli ambienti descritti, ma piuttosto uno sguardo distante, come chi osservi persone per strada dalla prospettiva privilegiata del proprio terrazzo.

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