Aldo Masullo, piccola memoria personale aprile 25, 2020 Duemilaeseguenti. Se parlava lui, faceva una lezione, una orazione, una chiacchierata in pubblico, ci si dava appuntamento con gli amici per uscire prima da lavoro e andarci. Era sempre tempo impiegato bene. Appassionato, lucidissimo, ironico, era capace di tessere narrazioni (quelle sì potevano dirsi tali) e accompagnare chi lo ascoltava attraverso sentieri perigliosi del pensare, investigando l’animo umano e le sue contraddizioni e restituendo alla fine la sensazione di aver fatto una semplice passeggiata ristoratrice. Aveva un fondo di gioia nella voce, sopracciglia come antenne, una stretta di mano ossuta e, a parte gli ultimi tempi, ancora vigorosa. Capitava di vederlo ascoltare con attenzione la domanda dell’intervistatore di turno e anche quando questa suonava irrimediabilmente banale, lo si poteva ammirare mentre appallottolava quella banalità e ne restituiva una proposta di riflessione piena di senso, illuminante. Irpini di origine, napoletano da sempre anche se ufficialmente solo da poco, oltre ai suoi temi più frequenti e che meriterebbero da altri più competenti considerazioni, spaziava pure da lunghe dissertazioni sull’inutilità dell’amore (che gratuito solo può essere o altrimenti non è) a riflessioni puntute politiche, su questo tempo e su questa realtà. Dentro il bel libro intervista “Napoli siccome immobile” a Claudio Scamardella racconta, tra le altre, due cose che meritano di essere ricordate. Da una origina il titolo del libro e riguarda questa metafora del capoluogo campano come un essere in perenne movimento ma a guardar bene alla fine quasi fermo, come saltellante sul posto. Un tema complesso reso con una immagine plastica e potente. E ancora attuale (il libro uscì nel 2008, edito da Guida). L’altra é una proposta che valeva allora e resta ancora molto attuale oggi. Una proposta per il futuro di Napoli nella prospettiva internazionale. Per vocazione, storia, posizione geografica, cultura, Napoli é la città ideale per diventare la capitale mondiale della pace. Non intendeva, naturalmente, porre una questione meramente teorica, non di una proposta che rimaneva nell’ambito della filosofia si trattava. La proposta era ed é politica e indica la opportunità o per altri versi la necessità di individuare una sede fisica con un forte valore anche simbolico, dove possano riunirsi gli organismi, i rappresentanti, di popoli o di territori in conflitto per provare a guidarli nei negoziati di pace. Un centro decisionale dedicato alle trattative per la pace. Sarebbe straordinario se sorgesse un giorno un Centro Decisionale per la Pace a Napoli. E gli venisse intitolato. Ciao Aldo Masullo, é stato un vero piacere scrutarti seppure sempre poco, seppure troppo da lontano. Lascia un commento Annulla risposta Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Navigazione articoli Cunti / Mariannina e lu New JerseyEroi, niente sarà come prima e l’aroma del caffè