Ischia, la Libreria Imagaenaria e Le Assaggiatrici

giugno 10, 2020

A Ischia Ponte uno dei migliori ripari da una pioggia improvvisa è nel Palazzo dell’Orologio. Da Imagaenaria, che conserva quell’aura attrattiva tipica delle librerie indipendenti e così differente dai meri negozi di libri.

Si finisce per avvicinarsi, cercare e portare con sé anche titoli che non avresti immaginato.

Le Assaggiatrici di Rosella Postorino, per esempio.

Un libro che avrebbe tutte le caratteristiche per rimanere sullo scaffale, se si pone testa a certe preferenze di partenza.

Ha sullo sfondo il nazismo e non se ne può più, la memoria è indispensabile e tutto il resto, ok, ma che c’entra con quello che uno sceglie di leggere?

È scritto da una donna e se nei decenni passati, magari per pigrizia, per sfortuna o perché malamente consigliati, molto raramente si è incrociata una autrice la cui scrittura risultasse memorabile al proprio gusto personale, questo diventa un elemento di diffidenza di genere. (È politicamente scorretto? E tiritittitì).

È un libro premiato, ha vinto il Campiello due anni fa. E non è rara una certa idiosincrasia di fondo per la notorietà e per i premi, come se invece di selezionare opere nuove meritevoli la fama, le giurie indicassero quelli per altri versi favoriti e comunque impedissero quell’esercizio elitario della scoperta.

Secondo questi criteri “Le Assaggiatrici” avrebbe tutte le caratteristiche per essere scartato. Se poi ci si arrischia a comprarlo, a iniziarlo e si ha netta la sensazione che tutte quelle valutazioni trovino conferma sarà difficile che se ne completi la lettura. (Almeno, se si appartiene alla categoria dei lettori liberi, che decidono di volta in volta se proseguire o meno, se lasciare a metà, abbandonare o riprendere).

C’è modo e occasione, però, per ricredersi.

Sì, la protagonista (e l’autrice?) passa un sacco di tempo nella sua testa, dove accade molto di più che fuori, e invita a seguirla anche con insinuazione che poi si rivelano ingannevoli.

È vero, le azioni, anche quelle più drammatiche, non hanno sempre quella tensione scenica che ci si aspetterebbe.

E l’autrice, in alcune pagine e per alcune espressioni (ai tedeschi, si sa, piacciono i bambini), tradisce una tecnicalità che si evidenzia e può non far godere a pieno della lettura di alcuni brani. Ma.

Ma intanto coglie una angolazione che anche sul piano storico è sempre stata poco nota e trattata. Che ci fossero quindici donne ad assaggiare le pietanze preparate per Hitler era forse ben conosciuto  solo dai pochi che avessero dedicato specifici approfondimenti. La notizia diventa più nota quando Margot Wolk, l’ultima assaggiatrice superstite, a 96 anni – dopo una vita di silenzi – nel 2014 rilascia una intervista. Rosella Postorino la legge e cerca di incontrarla per farsi raccontare, Margot però nel frattempo muore.

Il romanzo che ne scaturisce, per quanto evidentemente opera di fantasia, è tuttavia molto documentato e riprende gli elementi chiave descritti da Margot (Rosa, nel romanzo). Le figure e gli accadimenti, al netto di qualche prevedibilità, convincono e alcune pagine risultano molto intense, specie nella parte finale.

La protagonista si racconta senza infingimenti, senza autoassoluzioni, i personaggi non cadono mai nel giochino dei buoni contri i cattivi, hanno sfaccettature e contraddizioni, emergono debolezze umane, miserie personali, pulsioni che possono sopraffare la ragionevolezza, tratti riconoscibili e che ispirano compassione per lo più. Con un linguaggio ricco, il recupero di parole non più tanto aduso, la costruzione di alcune scene topiche. E un finale che non è scontato, non salva e si fa ricordare. Come la libreria Imagaenaria, dove val la pena tornare.

 

 

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